Link NoFollow, chi era costui?

Come il link NOFOLLOW può influenzare il posizionamento sui motori dei nostri siti

Fin dalle origini di Google, una delle prerogative principali perché il nostro sito fosse considerato degno di nota – e potesse dunque scalare le posizioni del motore di ricerca – era quella della segnalazione del nostro indirizzo da parte di altri siti web importanti.

Il concetto si basa sull’assunto che se un sito viene segnalato da molti come interessante per un certo argomento, allora deve esserlo. I parametri considerati da Google per definire il posizionamento di una pagina web sono in realtà circa 200, ma quello del link da altri siti rimane tra i più importanti.

Un metodo utilizzato da molti, in passato e ancora oggi, è stato ed è dunque quello di pubblicare un collegamento ad un sito su blog di terzi o su pagine che consentono commenti ai partecipanti , aumentando così il numero di riferimenti al sito stesso.

Per evitare che questa pratica potesse alterare artificialmente i risultati delle ricerche, è stato creato un attributo (che si trova nei tag del codice HTML delle pagine web) chiamato NOFOLLOW. In pratica, sui blog e sui social network è ormai comune che il sistema digestione dei commenti attacchi in automatico agli indirizzi che segnaliamo una riga di codice che dice a Google di non seguire (NOFOLLOW, appunto) quel link quando il motore passa a verificare il contenuto della pagina.

Chi non conosce l’HTML mi chiede spesso come si faccia a verificare se un link inserito in una pagina sia NOFOLLOW oppure no. Ecco il metodo più immediato.

  • andare sulla pagina web in cui si trova il link che ci interessa
  • cliccare il pulsante destro del mouse e scegliere l’opzione “Visualizza sorgente pagina” o (su Explorer) “HTML”
  • cercare all’interno della pagina che si apre il nostro indirizzo (basta fare CTRL+F e scriverlo nell’apposita casella)
  • verificare che nei dintorni del nostro indirizzo non ci sia il comando NOFOLLOW, di solito scritto nella forma rel=”nofollow”

Per essere ancora più sicuri di non sbagliare, all’interno della pagina si può cercare direttamente la parola NOFOLLOW (e se non si trova niente, va tutto bene).

Come si può modificare questo comando che – ripeto – evita che Google consideri l’indirizzo trovato nei suoi calcoli per il posizionamento? Non si può. O meglio: si può solo di comune accordo con il gestore del sito in cui si trova il link. Se si tratta di un’azienda o di un sito personale, è possibile chiedere se ci fanno il favore. Se si tratta invece del Blog di Google, provate a contattare Larry Page. Contatta il tuo consulente web marketing

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2 risposte a “Link NoFollow, chi era costui?”

  1. CATERINA ha detto:

    COSA CI GUADAGNA IL SITO DI PARTENZA NELL’INSERIRE IL COMANDO NOFOLLOW?

    • Marco Bortolotti ha detto:

      Ciao Caterina,

      ci sono due motivi per cui il sito di partenza potrebbe avere interesse nel rendere i link “Nofollow”:

      1) evitare che molti pubblichino commenti, magari poco attinenti l’argomento trattato, solo per poter inserire un link al proprio sito e aumentare il proprio ranking;

      2) evitare che il blog si riempia di link che possono abbassare il ranking del sito stesso. Google, infatti, nel suo algoritmo per il posizionamento di un sito, considera anche il numero e (soprattutto) la qualità dei link presenti su una pagina. Dunque non farebbe bene al sito di partenza avere molti link di bassa qualità del tipo Follow (cioè seguiti da Google).

      Spero di avere dato una risposta adeguata e comprensibile 🙂
      Grazie per avere scritto.
      Ciao!

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