Google Plus non durerà. Le rivelazioni di un ingegnere di Google.

Google+ non decolla. Steve Jegge rivela involontariamente i dubbi intorno al progetto. Con critiche feroci.

Queste erano, il 13 settembre, le mie riflessioni sul Social Network di Google, pubblicate in un gruppo dedicato all’argomento.

Io amo Google Plus. E’ bellissimo e sta a Facebook come Apple sta a Microsoft, cioè come un delfino sta ad un capodoglio, come Grace Kelly a Valeria Marini, ecc. Però temo non funzionerà mai quanto Facebook come aggregatore di persone e contenuti. Ormai i nostri contatti sono su Facebook e, mentre quasi tutti visitiamo quotidianamente il Social Network di Zuckerberg, moltissimi neanche conoscono Google Plus.

Anche il fatto che sia comodo perché chi è loggato in Gmail può usare naturalmente Google+ è una caratteristica che è stata sopravvalutata. Sono pronto a scommettere che gli utilizzatori intensivi di Gmail non siano così tanti (conosco moltissimi che si scaricano la posta Gmail su Outlook, dicendo così addio alle comodità del Login unico).

Vedremo cosa succederà quando le aziende potranno avere account simili alle pagine Facebook. Per ora confino Google+ ad un bellissimo gioco per addetti ai lavori.

Oggi si scopre che più o meno le stesse cose le pensano anche all’interno dello stesso Google.

Wired riporta un post di un ingegnere di Google – Steve Jegge – pubblicato per sbaglio pubblicamente proprio su Google+. Doveva essere una comunicazione interna, ma è diventata di dominio pubblico con grande irritazione dei vertici di Mountain View.

Potete leggere l’articolo direttamente sul sito Wired.it, ma, riassumendo, quel che Jegge afferma è che Google sta cercando di imporre un prodotto anziché una piattaforma. Cioè: Google è nato come motore di ricerca (la piattaforma) e sta tentando di usare questa piattaforma appiccicandole un Social Network (il prodotto). La forza di Facebook, invece, sta proprio nell’essere nato come piattaforma di un Social Network. E la controprova sta anche nel fatto che nessuno di noi sta pensando di usare Facebook come motore di ricerca, nonostante i tentativi posti in essere da Facebook attraverso accordi e integrazioni con Microsoft Bing.

Sono due cose diverse e ognuno sa fare bene il proprio mestiere. Per invadere il campo altrui non basta copiare cambiando impostazioni grafiche e qualche accessorio. Occorre prima inventarsi un modo diverso di affrontare un progetto così ambizioso. E questo progetto deve essere talmente nuovo, talmente strabiliante, da far cambiare idea – in massa – ai 700 milioni di utenti di Facebook.

Google non ce l’ha fatta e Google+ andrà probabilmente a finire tra i progetti falliti (ne ho elencati alcuni in un altro post sull’argomento, intitolato “Google Circles, Google Plus, Google+ (Insomma: Google ci riprova)“).
Noi utenti continueremo ad utilizzare allegramente Google come motore di ricerca e Facebook come Social Network. Peccato, però, perché Google Plus è proprio bellino…

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Una replica a “Google Plus non durerà. Le rivelazioni di un ingegnere di Google.”

  1. […] Se le caratteristiche di scalabilità citate da Marchiori non costituiranno un problema, allora Volunia ha tutte le carte in regola per diventare un caso di risonanza mondiale in ambito web. A meno che Google non riesca a mettersi rapidamente al passo, forte della propria disponibilità economica. Sulla carta Volunia si differenzia dal colosso di Mountain View di almeno una spanna, poiché è l’unico finora in grado di cogliere le enormi potenzialità offerte dal Web 2.0, argomento in cui Google ha dimostrato di essere tuttora un po’ carente considerando il flop dei progetti di social media finora lanciati (Buzz e Google+). […]

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